Sono passati giusto trent’anni, campionato 1986-87, vi dice nulla questa foto? Bei ricordi. La Vis Pesaro del presidente Ferri (che coincidenza) disputa la quarta serie nazionale, allora si chiamava C2. La serie attuale é la D, ma si tratta appunto della quarta serie nazionale. Allenatore era Walter Nicoletti. Nella squadra gente del calibro di Sandreani, Moscatelli, Nappi, Cangini, Alberti. Una squadra molto forte che con 47 punti, al pari del Francavilla, vinse il campionato e venne promossa in C1. Anche allora l’entusiasmo per l’impresa contagiò tutta Pesaro. In quella stagione si stabilì il record di presenze in occasione di Vis-Ternana, finita 3-0, ben 7000 spettatori.
Per celebrare questo anniversario abbiamo intervistato MARCO NAPPI, indimenticato campione di quella stagione, che poi proseguì la carriera in altre prestigiose squadre di serie B e A, quali l’Arezzo, la Fiorentina, il Genoa, l’Udinese, il Brescia.
Marco Nappi una carriera importante con tante stagioni in serie A e B, ed un anno indimenticabile a Pesaro. Cosa ricorda di quella stagione?
La stagione che mi ha permesso di iniziare la mia ottima carriera. Un anno bellissimo con una grandissima squadra. E’ vero che giocavamo in C2 ma nel nostro girone c’erano squadre forti come Ternana, Perugia, lo stesso Francavilla, che finì a pari punti con noi. Ma la nostra Vis aveva qualcosa di più, con mister Nicoletti avevamo formato un grande gruppo, e giocavamo molto bene. Poi avevamo una marcia in più, ho ancora delle foto in cui si vede lo stadio strapieno di gente. Avevamo un pubblico fantastico, la Vis ha una tifoseria non sicuramente da serie D com’è adesso ma di categoria superiore, una tifoseria da serie B.
Lei é stato a Pesaro un solo anno, 1986-87 fu l’anno in cui la vis vinse il campionato, ma entrò nel cuore dei tifosi in maniera indelebile. E questo successe a Genova, a Firenze, ovunque andasse. Era il suo modo di interpretare il calcio che accendeva la fantasia dei tifosi?
Era il mio modo di giocare, entravo in campo per divertirmi e poi non mollavo mai, ero uno di quelli che smetteva di correre quando entrava negli spogliatoi. Pressavo sempre, davo sempre tutto e questo i tifosi lo apprezzano. Ovunque sia stato i tifosi mi hanno sempre ricordato con affetto perché ho sempre onorato la maglia, non come adesso che vedi i giocatori baciare venti maglie in una stagione.
Che si divertisse era evidente, tutti ricordano quando fece quaranta metri palleggiando di testa…
E’ rimasto il mio marchio di fabbrica. Fu in semifinale di coppa Uefa contro il Werder Brema. In effetti fu un gesto tecnico che nessuno ha ripetuto, neppure i grandi, come Ronaldo o Maradona, sicuramente fu una buona azione che mi permise di allontanare velocemente il pallone dalla nostra area di rigore.
Ha più seguito le vicende della Vis Pesaro?
Ho sempre seguito con affetto la Vis. Due anni fa ci fu un contatto e dissi allora che a Pesaro ci venivo anche a piedi. E’ un onore aver giocato nella Vis.
Marco Nappi ora é allenatore, a Livorno nella Berretti. Quale é la filosofia di calcio che applica alla sua squadra?
Io faccio il calcio mio, quello che non é mai cambiato, sono cambiate le terminologie, però i fatti sono sempre gli stessi. Io voglio una squadra che lotta, che dà sempre il massimo. Si può sbagliare ma in campo si deve dare tutto e i giocatori devono uscire con la maglia sudata. Pretendo dai miei giocatori generosità e professionalità, che poi é quello che mi ha permesso di fare ventidue anni di carriera. Una vita sana é alla base, ci vuole sacrificio e serietà.
Molte squadre sembrano riscoprire l’importanza dei giovani sopratutto italiani, lei cosa ne pensa? E’ la via giusta?
Io alleno i giovani e ogni tanto qualcuno dei miei sale in prima squadra. Il calcio italiano deve puntare sui giovani, perchè abbiamo i giovani più forti che ci sono in giro. Guardi l’Atalanta o Donnarumma, Locatelli, é ora che le società italiane facciano giocare di più i giovani italiani.
Questa breve intervista ci da’ l’occasione per salutarla e per ringraziarla. A Pesaro quest’anno, il Benelli é sempre pieno, come quando c’era lei. Vuole salutare i tanti pesaresi che le vogliono bene ancora oggi, a distanza di 30 anni e che sempre hanno seguito la sua carriera?
Come loro hanno un buon ricordo di me io ho un grande ricordo della Vis Pesaro, perché la Vis, come ho detto prima, é stata il mio trampolino di lancio, dove feci 14 gol e vincemmo il campionato. Io li saluto calorosamente e li invito a stare vicino alla squadra, perché i tifosi sono il giocatore in più, danno una carica enorme, sono l’elemento essenziale per vincere. Auguro alla Vis Pesaro di tornare ai livelli che le competono, la lega Pro e un giorno non si sa mai, una città come Pesaro starebbe benissimo in serie B. Il calcio é bello per questo, si può sognare in grande.
Luciano Bertuccioli